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Le mobilizzazioni articolari nascondono delle insidie per te? Hai molti interrogativi irrisolti che, sebbene tu possa avere già diversi anni di esperienza, non trovano ancora una soddisfacente risposta per te? Vorresti collocarti nel tuo settore come specialista delle mobilizzazioni articolari, ma senti che qualcosa di importante ancora manca?

È a te che rivolgiamo il contenuto di questo articolo, nel quale abbiamo deciso di raccogliere tutte le più utili informazioni che potrebbero servirti concretamente nell’esercizio della tua professione.

Oggi non si può più pensare di percorrere una carriera professionale come la tua, senza una accurata formazione e soprattutto conosciamo il tuo lavoro in prima persona, perciò ne abbiamo vissuto le esigenze, le difficoltà, le problematiche, esattamente come forse starai facendo anche tu.

Abbiamo pensato di renderti le cose molto facili e condurti in un percorso veloce che in pochi passaggi potrà farti arrivare a un livello professionale che con ogni probabilità fino ad oggi ritenevi impervio e arduo da raggiungere.

Conosciamo bene le tue esigenze e sappiamo che solo chi è mosso dalla passione e lavora con grande motivazione, è seriamente intenzionato a crescere per essere in grado di garantire il meglio ai propri pazienti in termini di trattamento ed efficacia dei risultati.

Non ci resta che iniziare dunque, cercando di seguire una strada che ti mostrerà un’ampia panoramica relativa alle mobilizzazioni articolari, ma senza dimenticare di soffermarsi sul dettaglio della pratica, in base alle diverse applicazioni che le mobilizzazioni articolari possono avere.

Pronto per seguirci e incrementare le tue capacità professionali? Partiamo dunque e mettiamoci alla scoperta di tutto quello che avresti sempre voluto conoscere riguardo alle mobilizzazioni articolari e alle loro funzionalità.

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Il campo della mobilizzazione articolare: cosa significa, quando applicarla?

Come ti abbiamo anticipato, non puoi ritenerti un professionista se prima non diventi veramente esperto nell’ambito della mobilizzazione articolare. Cerchiamo di capire assieme di che si tratta e in quali casi è utile ricorrervi.

Sappiamo che te lo stai chiedendo, perciò proviamo subito a trovare una risposta giusta ed esauriente su cosa significa mobilizzazione articolare.

La mobilizzazione articolare si esegue per ristabilire la normale mobilità e di conseguenza ripristinare il corretto meccanismo biologico delle strutture interessate. Tale “ripristino” avviene mediante una reazione biomeccanica dell’organismo e nello stesso tempo tramite una reazione che si potrebbe definire neuro fisiologica.

La reazione biomeccanica avviene tramite la tensione dei tessuti situati intorno alle articolazioni (tessuti periarticolari) che argina il rischio di complicazioni causate proprio dall’immobilità o da traumi.

La reazione neuro fisiologica, invece, consente di diminuire sensibilmente l’intensità del dolore, grazie alla stimolazione dei meccanocettori ma anche grazie all’inibizione dei nocicettori.

Nell’eseguire la procedura corretta delle mobilizzazioni articolari, occorre far combaciare tutti i principi applicativi. Non va quindi trascurata la posizione di chi esegue la riabilitazione ma anche le sue prese durante la manipolazione, in base ovviamente al segmento su cui si decide di agire.

Va aggiunto un grande controllo riguardo alla direzione e alla forza esercitata, entrambe orientate direttamente sui tessuti periarticolari.

Ancora una volta i tempi sono decisivi. Intervenire nel minor tempo possibile è una condizione fondamentale, in termini di buona riuscita del lavoro se intendi ristabilire la normale funzionalità meccanica e cinematica articolare. Ovviamente le tecniche saranno lievemente differenti, in base alla zona da trattare e nei prossimi paragrafi potrai vedere ne dettaglio in che modo comportarti, a seconda della regione del corpo con cui ti troverai di volta in volta ad avere a che fare.

Le mobilizzazioni articolari e gli esercizi specifici

Le mobilizzazioni articolari sono efficaci quando occorre restituire al paziente i movimenti articolari in tutta la loro estensione, identificata come ROM, acronimo che sta per Range of Motion, vale a dire l’ampiezza dei movimenti stessi. Lo scopo è di fatto quello di ridurre o eliminare del tutto le aderenze (si pensi alle cicatrici aderenziali del sistema fasciale) e le contrazioni dei muscoli.

Con le mobilizzazioni articolari si restituisce al paziente la postura corretta ed allineata, in modo da:

  • Riprendere i movimenti in maniera regolare e corretta
  • Riattivare la corretta vascolarizzazione soprattutto quella relativa alle zone articolari. Queste ultime infatti ricevono irrorazione non in maniera diretta ma tramite i tessuti che le circondano

Non è tutto perché con le mobilizzazioni articolari gli esercizi specifici consentono al paziente di recuperare la sua abilità di avere una percezione del proprio corpo e dei movimenti, per effetto della cinestesia.

Il programma di recupero e riabilitazione avviene attraverso la mobilizzazione articolare attiva e le mobilizzazioni articolari passive.

Di norma è nella prima parte della rieducazione motoria che si interviene con la mobilizzazione articolare passiva. Si passa invece alla mobilizzazione articolare attiva in un secondo momento, tramite la ginnastica posturale, la ginnastica cinestetica o comunque nel corso di uno stadio più avanzato della rieducazione motoria.

Nel corso della manipolazione e degli allenamenti posturali infatti si eseguono mobilizzazioni articolari attive e passive che si svolgono tramite degli ondeggiamenti che aiutano a favorire il rilassamento e si dimostrano per tale ragione particolarmente efficaci, se si pensa al risultato finale. Tale tipologia di mobilizzazione (attiva e passiva) viene definita neuroassociativa, soprattutto per un richiamo percettivo al dondolio prenatale.

Un secondo approccio delle mobilizzazioni sia attive che passive è finalizzato a ridurre o eliminare del tutto le tensioni a cui i muscoli sono sottoposti e che quasi il paziente neanche percepisce. Si tratta di una condizione che viene definita dispercezione. Se non si interviene in tempi idonei, si rischia addirittura di acuire la condizione articolare.

In molti casi potrai ricorrere alla mobilizzazione articolare anche su atleti a livello professionale o dilettantistico e amatoriale, allo scopo non solo di curare ma anche di prevenire o migliorare le performance dell’atleta, come complemento al suo ordinario programma di training (più o meno intensivo che sia) e in abbinamento a uno strutturato programma di massaggi ad hoc.

Mobilizzazioni articolari, esercizi specifici e massaggi rappresentano per un atleta o per qualsiasi tipologia di sportivo uno dei più efficaci metodi per mantenere il sistema muscolare e le articolazioni correlate in un perfetto stato di salute.

Continua a leggere per trovare maggiori dettagli relativi alla mobilizzazione articolare, in base alla regione del corpo interessata.


In che modo e in quali circostanze occorre considerare le mobilizzazioni cervicali

Proviamo a approfondire la pratica della mobilizzazione, in particolare rispetto all’area cervicale, particolarmente esposta a sollecitazioni e relativi problemi ad essa connessi. Per fare un tipico esempio ti basti pensare che l’eccessiva e prolungata contrattura muscolare manda in sofferenza le articolazioni che ci sono tra una vertebra e l’altra soprattutto in zona cervicale e con il tempo, queste perdono elasticità e lubrificazione.

Aiutare il paziente nel riconquistare la corretta funzionalità dell’area cervicale è possibile attraverso il ricorso alle mobilizzazioni cervicali. Puoi fare la differenza con le tue mani, gestendo un piano di trattamento adeguato, attraverso movimenti specifici e mirati che gioveranno molto al paziente.

Sicuramente quando si tratta del tratto cervicale entrano in gioco dinamiche delicate a cui occorre prestare massima attenzione. Il tratto cervicale è contraddistinto dalla presenza di 7 vertebre, con funzioni diverse:

  • Permettere il movimento di rotazione, di flessione e di estensione del capo
  • Sostenere il capo con tutti gli apparati e sistemi ad esso connessi

Il tratto cervicale è uno snodo delicato e importante attraverso il quale passano le terminazioni nervose, muscolari, sono presenti strutture ossee ma anche canali vascolari e legamentosi.

Quando un paziente si rivolge alla tua competenza, vuol dire che ha bisogno di recuperare una condizione il più delle volte causata da:

  • Colpi di frusta o traumi di vario genere e origine
  • Posture non corrette mantenute a lungo e nel corso del tempo (seduta scorretta durante il lavoro, posizioni errate, ecc.)
  • Eccessiva o carente attività fisica
  • Scarsa qualità del sonno, dovuta a tensioni o a materassi o guanciali non idonei
  • Stress e tensioni, in seguito a cui si tendono le terminazioni nervose e i muscoli del collo
  • Sollevamento di pesi eccessivi che gravano sulla fascia muscolare cervicale
  • Presenza di condizioni degenerative come ad esempio la spondilosi
  • Patologie varie ai danni dei dischi intervertebrali
  • Esposizione della fascia cervicale a condizioni di freddo, umidità, ecc.

La mobilizzazione articolare cervicale risulta estremamente utile anche nei casi in cui il paziente presenti problemi come la cervicalgia, a causa di fasci muscolari contratti. Potrai intervenire con la mobilizzazione delle vertebre poste nel tratto cervicale, in modo da sciogliere le contratture.

Per eseguire correttamente le manovre, dovrai esercitare movimenti lenti e costanti che aiutino il paziente a rilassarsi e di conseguenza a ridurre o rimuovere del tutto i dolori della fascia cervicale.

Ancora una volta va evidenziata l’importanza di una pratica competente che non peggiori le condizioni del paziente. Movimenti troppo rapidi, pressioni eccessive o passaggi bruschi potrebbero infatti accentuare le contrazioni e risultare del tutto inefficaci. Mani esperte possono fare la differenza.

Le mobilizzazioni della colonna vertebrale: intervento mirato ed efficace nel breve e lungo termine

Cerchiamo di capire in che modo si può intervenire con la mobilizzazione articolare quando la regione interessata è quella vertebrale.

Siamo sicuri che non serve sottolineare l’importanza di tale zona, considerando le funzioni che è chiamata ad assolvere, tuttavia proveremo a dettagliare le caratteristiche della mobilizzazione della colonna vertebrale in modo da fornirti i primi rudimenti, per l’esercizio del tuo lavoro.

Le manovre nell’ambito della mobilizzazione della colonna vertebrale si focalizzano in modo particolare su esercizi di:

  • Flessione
  • Estensione
  • Lateroflessione
  • Rotazione

Sia congiunti che isolati ma sempre eseguiti nell’area del rachide vertebrale o del segmento su cui intendi lavorare in maniera più efficace.

Prima di poter stabilire un trattamento in questa delicata zona del corpo umano, richiederai al paziente di compilare assieme la scheda anamnestica.

Quando ricorrere alla manipolazione o mobilizzazione della colonna vertebrale? Potrai stabilirlo di volta in volta, in base al paziente quando si presenti la necessità di riportare il paziente in condizioni di normalità del movimento della colonna vertebrale ma anche quando vuoi aiutarlo in modo efficace a recuperare l’estensione vertebrale, laddove risulti limitata o ridotta.

In base alle condizioni del paziente, compete a te stabilire in che direzione procedere, attraverso un movimento veloce e breve oppure tramite messa in tensione, con lieve forzatura della resistenza posta dall’articolazione interessata.

Agire tramite mobilizzazione articolare vertebrale ti permette di aiutare il paziente concretamente:

  • Nella riduzione del dolore
  • Nel recuperare le funzioni motorie compromesse
  • Nel prevenire il rischio che sopraggiungano danni funzionali

È bene sapere che il paziente potrebbe comunque far fronte ad alcuni temporanei effetti quali il senso di nausea o di vertigini oppure degli sbalzi di pressione. Tali episodi possono manifestarsi in particolare se hai pazienti soggetti a pressione irregolare o che soffrano di patologie ai danni dell’arteria vertebrale o della carotide o ancora che siano particolarmente intolleranti alla pratica di mobilizzazione articolare vertebrale.

Puoi intervenire con tale pratica soprattutto per trattare pazienti che siano soggetti a sciatalgia, a sindrome vertebrale o disco articolare, a pubalgia o dorso lombalgia, ecc.

Infine, benchè si tratti di una pratica alquanto sicura e non di certo invasiva, meglio evitarla se sono presenti casi gravi di osteoporosi o di fratture vertebrali, quando vi siano stenosi del canale vertebrale o processi tumorali in corso o condizioni infettive, di insufficienza vertebrale o ernie del disco.

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La mobilizzazione articolare della spalla: quando ricorrervi e in che modo

Un paziente che sia reduce da traumi di varia natura e origine o magari che sia stato sottoposto a interventi alla spalla e che lamenti dolore oltre che una mobilità non completa, di solito approccia il recupero della mobilità articolare con timore, proprio per paura di provare dolore. Tale reazione provoca l’irrigidimento della spalla, immobilizzata all’idea che possa fratturarsi in seguito ad un recente intervento.

In tali casi l’approccio iniziale con il paziente prevede innanzitutto il ricorso alla mobilizzazione passiva. Utile anche quando il paziente presenti specifiche patologie (l’artrosi in prima battuta). Un approccio iniziale morbido quindi che inizi il percorso di recupero della mobilità in maniera non traumatica. Nello stesso tempo puoi abbinare un percorso riabilitativo e rieducativo per il ripristino delle corrette funzionalità.

Iniziare con la mobilizzazione articolare passiva predispone il paziente alla fisioterapia riabilitativa, sia dal punto di vista fisiologico che da quello psicologico, in quanto sarà meno timoroso e più collaborativo.

Anche in questo caso, potrai concordare con il paziente un piano di trattamento che si basi sulla tua manipolazione e su esercizi integrativi che il paziente seguirà in autonomia da casa ma dietro tue indicazioni.

Tutto quello che vorresti sapere sulla mobilizzazione articolare del ginocchio

Percorrendo in tutta la sua vastità il campo terapeutico in materia di mobilizzazione, possiamo dare un rapido sguardo alla mobilizzazione articolare del ginocchio.

Si tratta di un’altra zona delicata che merita la dovuta cura da parte tua, a causa delle sue importanti funzionalità e in modo più incisivo se il paziente presenta una condizione di artrosi al ginocchio.

Tale condizione consiste in un disturbo che tende a progredire, e che è causa di:

  • Rigidità
  • Dolore
  • Sofferenza articolare

Una percentuale molto alta di pazienti ne è soggetto e a maggior ragione l’intervento tramite mobilizzazione si rivela pratico e di grande efficacia. Essere competenti in tali casi può fare la differenza e evitare al paziente di intervenire chirurgicamente.

Le infiammazioni articolari sono per il paziente molto limitanti, specialmente nei movimenti di estensione. Si aggiungono sintomi come il dolore o il gonfiore localizzato e l’irrigidimento dei legamenti e della capsula articolare.

In maniera più concreta, puoi intervenire con la mobilizzazione articolare passiva, per ottenere un livello di efficacia tale da aiutare il paziente a recuperare, unitamente a un programma di esercizi studiato ad hoc. Nel breve termine il paziente può recuperare le funzionalità del ginocchio e il dolore tende a scomparire.

In linea generale da terapista puoi eseguire sul paziente anche esercizi di rinforzo o mirati alle articolazioni e che rappresentano un efficace percorso di recupero.

Nella maggior parte dei casi si evidenzia a breve termine un miglioramento maggiore dell’estensione di ginocchio con un trattamento combinato di terapia manuale ed esercizi terapeutici, con riduzione del dolore e un netto miglioramento nella limitazione.


La mobilizzazione articolare anca e le sue specifiche funzionalità

Se l’anca presenta problemi di articolazione, potrebbe dipendere da un cattivo funzionamento dei muscoli che vanno a inficiare appunto l’anca. L’anca può risentire anche di stati infiammatori come ad esempio la trocanterite, la tendinite a danno dei glutei o la borsite del trocantero.

Tali infiammazioni segnalano un malfunzionamento della muscolatura dell’anca. Con un piano di esercizi specifici e di mobilizzazione mirata è possibile aiutare l’anca a recuperare le sue funzionalità.

Anche in questi casi è la figura di un professionista attento e competente che può fare la differenza in termini di risultati nei confronti del paziente con deficit relativi all’elasticità e alla forza sia del bacino che dell’anca.

Possono essere sufficienti le prime sedute per ridare al paziente una sensazione di benessere, specialmente nel condurre le normali attività della vita quotidiana. Tuttavia si rende necessario proseguire con il trattamento anche nel medio e lungo termine, per prolungare e rafforzare i benefici della tua terapia di mobilizzazione articolare dell’anca.

Occorre dunque che tu sia in grado di approntare un piano di trattamento completo ma soprattutto mirato e personalizzato, in modo da raggiungere risultati ottimali.

La mobilizzazione articolare della caviglia

Dopo aver percorso i punti focali su cui intervenire con la mobilizzazione articolare, non si può di certo non dedicare la dovuta attenzione alla mobilizzazione articolare della caviglia.

Quest’ultima ha una articolazione composta dall’astragalo e da tibia e perone. La caviglia esegue il movimento di flesso estensione ma anche di direzionamento della zona plantare, grazie all’articolazione tibio tarsica e all’articolazione del retropiede. Direzionamento che serve affinchè la caviglia si adatti all’appoggio del piede su qualunque suolo.

La caviglia è sovente soggetta a traumi, soprattutto in quei pazienti che seguono particolari discipline sportive. I danni articolari sono in questa zona del corpo particolarmente frequenti.

Intervenire con la mobilizzazione permette di aiutare il paziente e ritrovare la stabilità. Il piano di intervento consta di tre passaggi fondamentali:

  • Agire sul dolore, ridurre l’edema e migliorare il movimento dell’articolazione interessata. Si interviene in tal senso con la mobilizzazione passiva e anche con il massaggio connettivale
  • In aggiunta alla riduzione del dolore e alla riduzione dell’edema in questa fase si contempla anche il potenziamento muscolare dell’area interessata ma anche di tutto l’arto inferiore. L’iniziale mobilizzazione passiva diventa attiva.
  • Intervenire al fine di recuperare completamente l’attività della caviglia e ottenere un recupero anche dei tessuti molli. Su questi ultimi si interviene congiuntamente con esercizi specifici e con la manipolazione miofasciale.

La mobilizzazione articolare: sguardo d’insieme

La terapia per mezzo della mobilizzazione articolare consiste in un lavoro manuale che mira a mobilizzare le articolazioni per ridare al paziente la capacità di movimento totale, partendo da una condizione di limitazione articolare di diversa gravità.

Attraverso la mobilizzazione articolare preservi il movimento naturale articolare del paziente, quando risulti compromesso a causa di eventi articolari limitanti.

Puoi ricorrere alla mobilizzazione articolare in molte circostanze, dove vi siano specifici fattori scatenanti fra cui:

  • Problemi di postura
  • Cicatrici
  • Problemi di funzionalità circolatoria
  • Immobilità e in generale movimenti limitati alle articolazioni

Si parla di mobilizzazione articolare attiva quando il paziente è, appunto parte attiva nel trattamento, anche eventualmente mediante utilizzo di supporti come elastici, pesi o resistenza del terapista.

Ci si riferisce alla mobilizzazione attiva assistita quando vi è un lavoro sinergico tra operatore e paziente; infine la mobilizzazione passiva si svolge ad opera del terapista e non coinvolge il paziente, come nei casi in cui vi siano seri problemi di mobilità. Si pensi a quando il paziente è reduce da un intervento chirurgico, o quando sia soggetto a spasmi muscolari o ancora se è in corso un processo infiammatorio. In questo ultimo caso il paziente partecipa passivamente alla seduta e non entrano in gioco contrazioni muscolari ma solo dei delicati movimenti regolari e ripetuti in più direzioni.

La tua figura di operatore è quindi fondamentale oltre che decisiva sul decorso riabilitativo del paziente, affinché sia in grado di recuperare la forma fisica nel minor tempo possibile. Attenzione, competenza e dedizione possono fare la differenza ai fini del recupero articolare del paziente, quale che sia la zona su cui intervenire.

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