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Su questo argomento si potrebbe scrivere un’enciclopedia, eppure per molti si tratta ancora di un argomento non del tutto conosciuto o talvolta ignorato. 

Spesso la diagnosi di molte patologie eseguita per mezzo dell’utilizzo di strumentazioni tecniche diagnostiche, non è in grado di risalire ai trigger point ed è per questo necessario che a riconoscerli siano mani esperte di specialisti che ne conoscano le caratteristiche, le peculiarità e i dettagli che li connotano. 

Ecco perché conoscere a fondo questo argomento è importante, se vuoi aiutare il paziente nel recupero e nell’eliminazione dei sintomi tipici di questi punti grilletto, la cui presenza è spesso fuorviata da dolore riferito in aree distanti a dove il trigger si presenta. 

Sei pronto per saperne di più? Ecco per te un itinerario che ti offre una panoramica a 360 gradi su questo argomento, e durante il quale farai alcune tappe di approfondimento delle caratteristiche principali.

Buon viaggio in questo nuovo mondo tutto da scoprire.

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Cosa sono esattamente?

Tradotto letteralmente dall’inglese significa “punto grilletto”, è un termine coniato dalla ricercatrice Janet Travell che nel 1943 diede una definizione e una spiegazione a questa condizione fisiologica, avendo dedicato all’argomento anni di ricerche e studi.

I trigger point miofasciali sono nodi che si formano sulle bandellette tese delle fibre muscolari. Queste piccole masse si possono percepire al tatto e se stimolate palpandole con le dita, provocano una sensazione di dolore nel paziente.

La particolarità del trigger muscolare consiste tuttavia nella sua non immediata individuazione, in quanto nella maggior parte dei casi il dolore viene avvertito in una zona differente, rispetto a dove si sviluppa.

Questa particolarità del dolore irradiato in zone spesso distanti dai punti grilletto, è stata oggetto di attenzione da parte della dottoressa Travell la quale, con un lavoro minuzioso compiuto assieme al collega Simmons, ha messo a punto una mappa di riferimento che servisse da supporto per risalire al trigger point, partendo dal punto in cui viene localizzato il dolore.

La mappatura di questi punti specifici è ancora oggi un valido strumento di riferimento per fisioterapisti, massoterapisti e massaggiatori alle prese con questo tipo di trattamenti. Tuttavia da sola non è sufficiente, perché richiede di essere supportata a sua volta dalla competenza, preparazione e professionalità di chi la utilizza. In altre parole, è necessario che vi sia l’intervento di uno specialista, per una adeguata terapia o trattamento specifico.

Tipologie e fattori scatenanti: pensi di conoscerli tutti?

Questi “punti grilletto” hanno una natura alquanto complessa, ma se li conosci approfonditamente non sarà difficile gestirli e offrire ai tuoi pazienti il trattamento adeguato.

Innanzitutto per semplificarne l’individuazione, li possiamo certamente suddividere in due gruppi:

  • Trigger point attivi
  • Trigger point latenti

Quelli attivi sono caratterizzati da dolori riferiti, anche senza la palpazione mentre quelli latenti sono apparentemente asintomatici, ma il dolore si attiva dietro palpazione o se sollecitati da eventi traumatici o quando il muscolo è sotto sforzo. La natura dei punti latenti potrebbe renderli difficili da individuare.

A tal proposito le cause che si possono considerare come fattori scatenanti dei trigger point sono diverse. Le più comuni sono le seguenti:

  • Condizioni di stress continuativo 
  • Sforzi o sovraccarichi eccessivi 
  • Stimolazioni eccessive a livello neurologico
  • Pressione alta o ipertensione

Si tratta solo delle cause principali, ma probabilmente esistono altri eventi ancora sconosciuti che potrebbero concorrere nella loro formazione in varie parti del corpo. Diversi sono inoltre i sintomi associati a questi punti specifici, ma il principale resta il dolore. Quest’ultimo si presenta con varie intensità,  e dipende dalla zona in cui si manifesta alla sua tipologia, dalla sua cronicità al muscolo su cui si forma. A tal riguardo per il trigger point trattamento e cura sono differenti e vanno personalizzati in base alla condizione specifica del paziente. 

Trattamento personalizzato, in base al paziente e alla sua condizione

La loro identità abbastanza complessa, lascia intuire che il conseguente trattamento di certo non può consistere in una procedura standard da riprodurre seguendo alla lettera “Il manuale della terapia del trigger point”. Per dirla in altre parole, i fondamenti e le nozioni su questo tipo di trattamento sono assolutamente da imparare ma da soli non bastano, senza l’apporto personale e la discrezionalità del professionista che li mette in pratica. 

Ogni muscolo interessato, richiede di fatto un trattamento specifico, anche tenendo conto del tipo di paziente, dell’attività svolta, dei movimenti di routine e perfino del suo stile di vita; senza tralasciare eventuali patologie presenti.

Per questa ragione è importante che la terapia dei trigger point inizi con una dettagliata intervista conoscitiva al paziente. 

Per riuscire quindi a trovare il trattamento più adeguato, è fondamentale specializzarsi e acquisire tutte le competenze necessarie. 

Il trattamento coinvolge più fronti. Si inizia quindi dallo studio del paziente, cercando di capire se vi siano eventuali problematiche pregresse, analizzando la frequenza e la tipologia del dolore avvertito.

Il trattamento inizia con un lavoro orientato a ripristinare una corretta vascolarizzazione (queste fibre muscolari contratte infatti alterano la fluidità del flusso sanguigno) e favorire la ripresa dell’ossigenazione dei tessuti circostanti.

Le tecniche di trattamento possono seguire varie strade, e sarai tu da professionista a individuare quella che meglio si addice al caso specifico. Tra le più comuni vi sono:

  • Compressione ischemica o digitopressione
  • Dry needling
  • Stretch and spray
  • Contrazione e rilascio
  • Altre

La tecnica della compressione ischemica, definita anche digitopressione, consiste in una energica pressione sul muscolo interessato dal trigger. Il dolore tende a scomparire eseguendo la manovra per due o tre volte consecutive, alternando la compressione al rilascio, per permettere l’ossigenazione e lo scioglimento del trigger. Questa tecnica è molto efficace, tuttavia richiede da parte tua un gran dispendio di energia e da parte del paziente una sopportazione temporanea del dolore. 

Il dry needling, per esempio, è una tecnica che l’operatore specializzato esegue inserendo un sottile ago direttamente sul trigger, e con movimenti delicati e precisi, riattiva la vascolarizzazione. Eseguito con mani esperte, non procura forte dolore al paziente e ha una buona riuscita con effetti benefici abbastanza veloci.

Con lo stretch and spray si effettua inizialmente l’allungamento del muscolo interessato, e poi vi si applica uno spray ghiacciato. Anche in questo caso la manovra va ripetuta fino allo scioglimento del trigger. 

La contrazione e rilascio consiste, come si può intuire, nel portare il muscolo a contrarsi e poi rilassarsi. 

Altre tecniche sono in parte ispirate a quelle appena descritte e in parte supportate da attrezzi specifici che principalmente ti aiutano ad alleggerire il carico di forza richiesto in certe manovre oppure a supportare il muscolo interessato, per dare sollievo e favorire la vascolarizzazione.

Tante possibilità fra cui scegliere, se hai la preparazione idonea per affrontare la situazione specifica che sei chiamato a risolvere.

Di base la presenza di questi “punti grilletto”, non sono una complicazione clinica grave, ma la conoscenza delle loro caratteristiche principali è l’elemento chiave per eliminarli, aiutando il paziente a ritrovare uno stato ottimale di salute eliminando il dolore, grazie alla professionalità dell’operatore.

Dove si possono sviluppare e come si identificano

La mappatura dei trigger point, come avrai intuito, è un supporto molto importante nella loro individuazione, considerato che spesso il dolore riferito, come abbiamo già detto, proviene da una zona anche molto distante rispetto a dove è presente.

Qui sotto ti elenco i principali “punti grilletto” che si possono generare in un paziente che lamenta dolore locale o distante rispetto alla loro sede.

  • Trigger point trapezio: si tratta di uno dei casi tipici in cui il dolore si sviluppa in una zona differente rispetto a dove sono presenti i punti trigger trapezio, che sorgono fra gli arti e il rachide (comprendendo la zona delle vertebre toraciche, della protuberanza esterna occipitale, del legamento della nuca, della VII vertebra cervicale e sulla linea superiore della nuca
  • Trigger point addominali: spesso questi punti che si generano nella zona dei muscoli addominali, sono causa di dolore avvertito sotto forma di lombalgia.  
  • Trigger point spalla: in questo caso il dolore è localizzato proprio sulla spalla e si estende alla zona circostante. Si tratta di una tipologia abbastanza diffusa, in quanto facilmente scatenata dal carico di pesi eccessivi o da tensioni nervose dovute a situazioni di stress prolungato. 
  • Trigger point schiena: in questo caso il dolore può essere avvertito in una zona distante rispetto alla sua posizione e porta il paziente a dover soccombere a una ridotta mobilità, a causa del dolore che ne consegue.
  • Trigger point cervicale: mal di testa o senso di pesantezza alla nuca, dolore alle tempie, cervicalgie, cefalee, stress e altre condizioni si ripercuotono su questa specifica zona del corpo e sono facilmente causa di trigger point cervicale. 
  • Trigger point scapola: si tratta di una condizione molto frequente, che spesso genera dolore sia localmente che in aree distanti, dalla schiena arrivando fino alle gambe. Associati a questi punti sulla scapola, si possono considerare anche due “sottocategorie”, ovvero il trigger point sottoscapolare e il trigger point elevatore scapola. Facilmente tra i sintomi si può avvertire un fastidioso e persistente torcicollo che limita fortemente i movimenti del paziente. Il dolore viene avvertito tra la scapola e il collo ma può interessare anche la parte posteriore della spalla. Il dolore è spesso molto intenso. I fattori scatenanti di questa tipologia di triggers possono dipendere da una errata postura, dal carico di pesi sulla spalla, da alcune posizioni durante il sonno, come quella laterale senza l’uso del cuscino; dal sovraccarico muscolare durante un esercizio fisico.
  • Trigger point collo: similarmente alla tipologia precedente, cioè è lo stesso del tratto cervicale, anche questo è fortemente debilitante per la mobilità della zona del collo, andando a coinvolgere anche la schiena. Di solito il dolore viene riferito nella stessa zona in cui sorge il trigger ed è persistente e di intensità piuttosto elevata.
  • Trigger point piriforme: questo interessa l’omonimo muscolo posto nella zona del bacino. Si tratta di una condizione molto comune nei pazienti che trascorrono molte ore stando seduti. Il dolore viene di solito avvertito tra l’anca e l’osso sacro ma spesso il paziente riferisce anche dolore al nervo sciatico. Questo trigger influenza e limita la rotazione verso l’esterno della gamba.
  • Trigger point polpaccio: questo si genera sul muscolo del polpaccio, è causa di dolore percepito al Tendine di Achille, oltre che alla pianta del piede. Richiede quindi una grande preparazione da parte di chi è chiamato a risolverlo, per essere individuato.
  • Trigger point gluteo: causa di dolore alla zona lombo sacrale ed è molto frequente, è causa di una importante debilitazione, sia quando il paziente cammina, sia durante il sonno, limitando fortemente i movimenti.
  • Trigger point piede: è anche questo molto frequente soprattutto negli sportivi come i runners, ed è causa di dolore percepito spesso fino a tutta la gamba.
  • Trigger point lombare: responsabile di dolore alla zona lombo sacrale oltre che di lombaggini, interessa il quadrato dei lombi, interessando il bacino. Si tratta di un’area importante per la stabilizzazione della colonna lombare e debilita fortemente specialmente nel gesto di compiere piegamenti su un lato.
  • Trigger point testa: molto similarmente ai triggers cervicali, sono causa di pressione alle tempie e dolori diffusi in tutta l’area interessata. Spesso il fattore scatenante deriva da periodi di forte stress.
  • Trigger point gamba: anche in questo caso i dolori che ne derivano possono comportare problemi importanti di deambulazione, specialmente in considerazione del fatto che oltre alla gamba stessa, il paziente talvolta riferisce un dolore all’area lombare e della schiena.
  • Trigger point mano: si presentano sulla mano possono essere causa di dolori avvertiti anche nella zona cervicale. Non sono perciò di facile individuazione e presuppongono che l’operatore abbia una approfondita preparazione in materia, anche per stabilire con quale trattamento procedere.
  • Trigger point sovraspinato: questo coinvolge il muscolo sovraspinato, appartenente alla cuffia dei rotatori e quindi posizionato nella zona della scapola. I dolori vengono percepiti proprio nell’area della spalla e del deltoide medio ma spesso viene avvertito anche fino al braccio.
  • Trigger point Ileopsas: il nome forse è complicato ma è quello che raggruppa l’iliaco, lo psoas maggiore e quello minore e il loro compito è fondamentale nel sorreggere la colonna lombare, dove non sono presenti costole. Le sofferenze causate da questo trigger sono molto intense e il trattamento adeguato si rende più che mai necessario.
  • Trigger point pettorale: riguarda il muscolo gran pettorale e fa sentire la sua presenza con dolori pettorali, alla spalla, alla parte interna del braccio, al gomito e perfino alla mano.
  • Trigger point romboide: la sua presenza si avverte con dolori lungo il bordo vertebrale, fra la scapola e i muscoli para spinali.
  • Trigger point massetere: è localizzato nell’area della mandibola e fa sentire che c’è perché provoca dolori importanti in tutta l’area interessata, arrivando talvolta fino alle tempie.
  • Trigger point deltoide: appartenente al gruppo della cuffia dei rotatori, il deltoide è tra i muscoli che, in presenza di trigger muscolare, non genera dolori importanti e di solito si fa sentire con il movimento del braccio.
  • Trigger point bicipite femorale: appartiene alla muscolatura posteriore della coscia e comprende appunto il bicipite femorale, il semitendinoso e il semimembranoso. Si tratta di una zona particolarmente esposta alla formazione di trigger muscolari, soprattutto per chi conduce uno stile di vita secondario. Inoltre, la loro presenza in questa zona favorisce stiramenti e strappi muscolari. Il dolore viene talvolta riferito addirittura alla zona cervicale. Di non immediata individuazione, richiede grande preparazione e conoscenza da parte di un operatore competente. 
  • Trigger point adduttori: si presenta nella zona della coscia, ovvero sul muscolo adduttore, che parte dalla zona pubica e si interseca nel femore. La sua funzione è di fondamentale importanza per i movimenti del bacino e la presenza di triggers in questi muscoli rischia di compromettere la sua mobilità in maniera importante.

Perché il dolore muscolare conta

Molti anni fa un paziente mi disse, durante una lieve rimozione di una cisti dal petto, un forte dolore acuto lo fece saltare di botto. “Mi dispiace molto”, disse il chirurgo. “Sono scivolato e ho colpito il tuo muscolo grande pettorale con il mio bisturi, e solo il tessuto superficiale è anestetizzato. Non ti preoccupare, non succederà più disse.” In effetti non lo fece. Ma avevo imparato una lezione utile da questo racconto: cioè il tessuto muscolare è veramente sensibile!

I punti trigger si presentano spesso come dolori insidiosi: qualunque cosa sia la causa del problema, puoi contare su di loro per peggiorare la situazione e in molti casi iniziano effettivamente ad offuscare il problema originale.
Il dolore muscolare conta quindi, e i dolori muscolari sono una delle ragioni per cui si richiede maggiormente assistenza sanitaria. Moltissimi triggers sono coinvolti nel mal di testa (comprese emicranie), nel dolore al collo e nella lombalgia e in molto altro ancora. Ciò che rende clinicamente importante e affascinante questi punti grilletto è la loro tripla minaccia, infatti possono:

  • Causare dolore,
  • Complicare i problemi dove è presente il dolore
  • Imitare altri problemi dove il dolore è simile a quello da loro riprodotto

A volte i muscoli fanno male e i punti trigger possono causare dolore direttamente perché sono una parte “naturale” del tessuto muscolare. Quindi, proprio come quasi tutti noi abbiamo avuto o abbiamo dei brufoli, prima o poi quasi tutti potremmo avere dei nodi muscolari e poi quindi avere un po ‘di dolore senza altre spiegazioni o problemi.

“Sembrava solo un mal di denti.”I punti trigger attivano altri problemi e molti di questi punti sembrano in realtà qualcos’altro. È facile per un ignaro professionista della salute confondere il dolore del punto trigger praticamente per qualsiasi cosa. Ad esempio, il dolore muscolare è probabilmente più comune delle lesioni da sforzo ripetitivo, poiché molte di queste possono effettivamente generare dolore muscolare.

L’esperienza clinica quotidiana di migliaia di massaggiatori, fisioterapisti e medici indica fortemente che la maggior parte dei nostri dolori comuni e molti altri disturbi fisici sconcertanti, sono in realtà causati da punti trigger, ossia piccoli nodi formati da fibre muscolari contratte presenti nei muscoli del corpo.

Perché spesso la medicina trascura questi trattamenti?

Una vignetta (di Loren Fishman, HumoresqueCartoons.com) di un uomo seduto in uno studio medico illustra un medico che tiene in mano un blocco per gli appunti con una lista con solo due elementi: stress e età. La didascalia recita: “Un medico estremamente generico”. I medici di famiglia purtroppo non sono davvero attrezzati per la risoluzione dei problemi relativi al dolore cronico.

Questi “punti grilletto” sono trascurati dal punto di vista medico perché la medicina ha sempre avuto molti pesci molto più grandi da friggere, e la medicina muscolo-scheletrica ha appena iniziato a ottenere una reale attenzione verso il dolore cronico. Senza una ragione evidente il dolore cronico è un’epidemia relativamente non studiata e non molti medici sanno cosa fare per affrontarla.

Se questi piccoli nodi formati da fibre muscolari contratte, sono una disfunzione o patologia del tessuto muscolare, il che è plausibile ma tutt’altro che comprovato, questa è un’altra ragione per cui sono ricaduti nelle lacune mediche: “Il muscolo è un organo orfano e nessuna specialità medica lo afferma.” Il tessuto muscolare è l’organo più grande del corpo, complesso e vulnerabile alle disfunzioni, ed è il “bersaglio primario dell’usura delle attività quotidiane”, tuttavia, sono le ossa, le articolazioni, le borse e i nervi su cui i medici di solito concentrano la loro attenzione.”

I medici di famiglia sono particolarmente disinformati sulle cause dei dolori e dei dolori muscoloscheletrici: semplicemente questo problema non è nei loro radar. Sono impegnati in molte altre cose giustamente, molte delle quali piuttosto terribili e l’argomento è solo più complicato di quanto sembra. Quindi non sorprende davvero che i medici non siano esattamente attenti e propensi al trattamento del dolore muscolare.

E i medici specialisti? Possono essere l’opzione migliore per i casi gravi. I medici specializzati nel trattamento del dolore spesso conoscono questo argomento, ma di solito limitano i loro metodi alle terapie di iniezione. Serve un bazooka per uccidere un topo? Ovviamente no e solo un grave problema di dolore cronico ti qualificherà per l’ammissione in una clinica del dolore. Questa opzione è disponibile solo per i pazienti per i quali questi piccoli nodi all’interno dei muscoli sono un problema primario veramente importante o che hanno una grave complicazione. Gli specialisti medici quindi possono conoscere un po ‘di dolore muscolare, ma non sono ancora utili al paziente medio per motivi pratici.

Una breve nota sulla relazione tra sindrome del dolore miofasciale e fibromialgia

La fibromialgia (FM) è la malattia del “male dappertutto”. Fatica, disturbi del sonno e confusione mentale sono anch’essi sintomi classici. La fibromialgia è una sindrome, non una malattia, il che significa che non è spiegata per definizione. Questo termine infatti è solo l’etichetta che diamo al dolore cronico diffuso non diagnosticato. Quindi “nessuno ha la fibromialgia fino a quando non viene diagnosticata”.

La sindrome del dolore miofasciale è solo una delle molte possibili spiegazioni per il dolore da fibromialgia e/o potrebbe essere una diagnosi significativa distinta già da sola. Sarebbe bello se un giorno si stabilisse una chiara distinzione. La fibromialgia e la sindrome del dolore miofasciale sono molto difficili da distinguere. Infatti, possono essere due facce della stessa medaglia dolorosa, o parti sovrapposte su uno spettro di disfunzione sensoriale o fasi diverse dello stesso processo. Alcuni casi sono effettivamente impossibili da distinguere e spesso potrebbe non esserci alcuna differenza reale tra una fibromialgia e una sindrome da dolore miofasciale grave.

Aggiungiamo a tutto ciò anche il fatto che entrambe le condizioni sono controverse al punto in cui alcune persone negano persino che esistano, ed è comprensibile che si confondano.

Ritengo importante dire che i “tender points” della fibromialgia sono diversi dai triggers per molti aspetti. Tuttavia, in questo articolo non andremo a descrivere in che cosa differiscono, perché ovviamente non stiamo approfondendo la fibromialgia.

Qualunque siano le cause o le etichette, gli approcci terapeutici per la sindrome da dolore miofasciale sembrano essere utili anche per alcuni pazienti con fibromialgia, Sebbene siano rari, i casi di fibromialgia puri, sembrano essere per lo più immuni al massaggio e alla terapia manuale in generale.

Il dolore miofasciale può dare origine a sensazioni poco comuni

Da un racconto: Una volta ho sofferto di un “mal di denti” assurdo che è stato completamente risolto da un massaggiatore il giorno prima di un appuntamento di emergenza con il mio dentista: un’esperienza particolarmente strana e uno dei motivi per cui questo argomento appassiona me e tantissimi altri operatori del settore. Il dolore è un imbroglione; spesso non è sempre ciò che sembra e i triggers possono essere una spiegazione all’aforisma francese che dice “la causa del dolore non si trova quasi mai dove il dolore si manifesta.”

Hai mai avuto un dolore che si irradiava su una parte del corpo? Certo, in questi casi potrebbe essere qualcosa di spaventoso o di raro, ma in molti casi è probabilmente solo un trigger attivo, anche se può essere preoccupante sentire questo tipo di dolore.

È proprio qui che i punti grilletto diventano davvero interessanti. Oltre a piccoli dolori, il dolore muscolare spesso provoca sintomi insoliti in luoghi strani. Ad esempio, molte persone con diagnosi di sindrome del tunnel carpale avvertono effettivamente dolore causato da un muscolo della spalla (sottoscapolare) che se presenta un trigger attivo può dare un’irradiazione e simulare il dolore tipico di questa condizione dolorosa.

Questo strano fenomeno del dolore che si diffonde da un punto di innesco in un’altra posizione è chiamato “dolore riferito”. Ecco alcuni altri esempi di dolore riferito interessante che porta a diagnosi errate:

La sciatica (dolore lancinante ai glutei e alle gambe) è spesso causata dal dolore del muscolo piriforme o dei muscoli glutei e non dall’irritazione del nervo sciatico. Molti altri punti trigger vengono scambiati per “un qualche tipo di problema nervoso”. (per essere onesti, alcuni tipi di problemi nervosi possono essere scambiati invece per loro!) Ti darò maggiori informazioni su questo argomento in seguito.

Dolore cronico alla mascella, mal di denti, mal d’orecchi, sinusite, ronzio nelle orecchie (acufene) e vertigini possono essere sintomi causati da trigger attivi nei muscoli intorno alla mascella, al viso, alla testa e al collo. Un mal di gola o la sensazione di nodo alla gola è spesso causato o aggravato da triggers muscolari attivi ovunque intorno alla gola.

Il “dolore da appendicite” risulta spesso, a volte dopo l’intervento chirurgico, causato da un trigger attivo nei muscoli addominali e la sindrome da dolore miofasciale grave viene spesso scambiata per fibromialgia.

A volte questi “nodi” formati da fibre muscolari contratte come abbiamo già detto, causano sintomi così folli che vengono scambiati per emergenze mediche. Si può curare un uomo per dolore al torace e al braccio (segni che solitamente richiedono accertamenti in ospedale per diverse ore per essere controllati ed escludere un’insufficienza cardiaca). Ma quando arrivano a studio i suoi sintomi possono esser alleviati da alcuni minuti di trattamento di un trigger del muscolo grande pettorale. “Attacco di cuore guarito!” Lo stesso trigger attivo a volte aumenta la paura di un tumore. Ecco un esempio particolarmente eccellente inviato da un medico che ha avuto questa esperienza:

Sono riuscito a sfuggire a una biopsia al seno a causa della scoperta di triggers muscolari attivi nel muscolo grande pettorale. Ho avuto un forte dolore al petto per un mese. Mi ritrovai sul tavolo, per eseguire la firma . Il dottore non ne era sicuro: disse che voleva un’altra mammografia. Sono rimasto confuso, sollevato … ma ancora ferito.

Poi ho avuto la fortuna: il mio medico internista era perplesso e ha pensato che potesse essere un “tessuto molle”. Questo dubbio mi ha fatto andare da un fisioterapista. Il fisioterapista tirò fuori tutti i libri sui trigger points e il trattamento fu un completo successo. Un forte dolore che durava da un mese che avevo trattato con impacchi di ghiaccio nel mio reggiseno e con antidolorifici, ora era sparito!

Janice Kregor, nuotatrice competitiva, pediatra in pensione e insegnante di medicina.

Un altro paziente una volta ha trascorso tre giorni in ospedale per un forte dolore addominale che i medici non sono stati in grado di diagnosticare. Il suo dolore infatti è stato in gran parte alleviato massaggiando il trigger point del muscolo psoas.

La maggior parte dei sintomi causati dalla sindrome del dolore miofasciale sono semplicemente dolori comuni che ha tutta l’umanità nel corso della vita: mal di schiena, spalle e collo. Alcuni di questi dolori possono diventare piuttosto seri.

Qual’è la causa del problema?

I punti trigger hanno molte “caratteristiche” e comportamenti e possono essere facilmente confusi con molte altre cause comuni di dolore non diagnosticato. A causa della loro oscurità nella medicina tradizionale e nella scienza in generale, sono spesso l’ultima cosa che viene considerata. Ci sono alcune cose però che puoi cercare e che ti aiuteranno a sentirti più sicuro e a capire se il dolore muscolare è il problema principale o se invece si tratta di qualcos’altro.

Che tu lo sappia o no, probabilmente avevi già familiarità con questo argomento, anche se non ne avevi mai sentito parlare prima di mettere gli occhi su questa pagina. Quasi tutti sanno più o meno cosa significa avere un “nodo” muscolare che causa dolore e limita i movimenti, quindi quasi tutti hanno un vantaggio sull’autodiagnosi.

Se sei mai stato inspiegabilmente rigido e chi non lo è mai stato? Se ti sei mai bloccato con il collo e hai cercato di allungare e dimenarti per sentire sollievo. Se hai supplicato qualcuno di scavare in quel fastidioso punto dolente sulla schiena. Se hai avuto esperienze come quelle, allora sai già qualcosa su come si sentono alla palpazione questi “nodi”. Questi punti fanno percepire dolore e rigidità nei muscoli, nello specifico, nelle parti muscolari significativamente più “dense” rispetto al tessuto muscolare circostante.

Come si diventa professionisti specializzati in questo trattamento

Fino a qui sembra tutto chiaro… ma come fare per approfondire la conoscenza su questo argomento e imparare a riconoscere e applicare le tecniche di trattamento?

Non ti resta che completare questo viaggio nel mondo dei trigger point concludendo con un percorso di formazione che ti fornisca tutte competenze necessarie per diventare un vero specialista del trattamento di queste problematiche e in generale delle sindromi miofasciali.

In questo sito potrai trovare corsi per fisioterapisti online e dal vivo e alcuni corsi aperti anche a massaggiatori e massofisioterapisti.

Potrai imparare a riconoscere questi punti grilletto, a eseguire diagnosi muscolari corrette, a stabilire in che modo intervenire, in base al paziente che hai davanti e come aiutarlo nel recupero della forma fisica, eliminando il dolore.

Abbiamo predisposto tutto il necessario per fare della tua figura di operatore del settore, uno specialista esperto e affidabile, capace di affrontare queste problematiche e tutto ciò che riguarda i problemi miofasciali, con competenza e professionalità, attraverso passione, impegno e dedizione rivolta al benessere del paziente. 

Un percorso veloce, semplice e chiaro che ti farà fare quel salto di qualità, puntando all’eccellenza, in un settore ancora poco conosciuto, ma di grande rilevanza terapeutica.

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